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La nostra Storia

Storia del Movimento Popolare

Storia del Movimento Popolare - Università Popolare di Milano®

Presso la nostra Università Popolare (pienamente confederata con il CNUPI) vanta la presenza di personaggi in direttivo di grande spessore:

Successore del precedente Rettore, il Giudice Lagostena Bassi detta Tina. Laureatasi in giurisprudenza  all'Università di Genova, con il professor Giuliano Vassali, inizia la sua carriera come primo assistente alla cattedra di diritto penale  sempre all'Università di Genova. In quegli anni diviene amica di Fabrizio De Andrè. In seguito si specializza divenendo titolare della cattedra di Diritto della Navigazione presso l'università di Parma dal 1971 al 1972.

Dal 1973al 1975 lavora all'ufficio riforme del Ministero di Grazia e Giustizia. Era la rappresentante italiana al Convegno Mondiale per la Pace svoltosi a Praga nel 1983.

Diventa nota nei tribunali italiani come uno dei principali e più agguerriti avvocati per la difesa dei diritti delle donne, a tal proposito celebre l'aver difeso i diritti di Donatella Colasanti contro Angelo Izzo nel processo sul massacro del Circeo , e della vittima di stupro nel primo processo per stupro ad essere filmato e mandato in onda dalla RAI
Celebri le sue arringhe in cui, con termini asciutti, descriveva la violenza subita dalle sue assistite rompendo così un muro di silenzio che esisteva sia nella società sia nel mondo dei tribunali sulla questione della violenza sessuale. In linea con il suo impegno per le cause femminili diventa una delle socie fondatrici del Telefono Rosa
Nel 1994 si è candidata alla Camera dei Deputati con il sostegno dal Polo della libertà  nel collegio uninominale Firenze 2 ove, avendo ottenuto il 19,9% dei voti, viene sconfitta dall'esponente dei Progressisti Sandra Bonsanti e per la quota proporzionale nelle liste di Forza Italia, ove invece è risultata eletta nella circoscrizione  XII-Toscana. Nella XII lesgislatura è stata membro della Commissione Giustizia della Camera dei deputati   e coautrice nel 1996 della legge contro la violenza sessuale n. 66/96.

Dal 1994 al 1995 ha ricoperto il ruolo di Presidente della Commissione Nazionale parità e pari opportunità uomo-donna presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri essendo inoltre componente del gruppo sulle pari opportunità della Comunità Europea.
Ha ricoperto l'incarico di Capo delegazione per l'Italia nei lavori preparatori della IV Conferenza Mondiale ONU sui diritti della donna svoltasi a Pechino nel 1995. E' stata parte fondamentale dell'Università Popolare degli Studi di Milano lavorando con enorme energia fino alla sua fine. Malata da tempo, si spegne a Roma a 82 anni. I suoi amici la ricordano anche  dedicandole una puntata di Forum intitolata "Ciao Tina!"

Gabriele D'Annunzio

Tra i principali attori del movimento popolare universitario Itliano ed in Milno troviamno Gabriele D'annunzio:

Nasce a Pescara 1863, Gardone Riviera, Brescia nel 1938 narratore, poeta e drammaturgo italiano. Frequentò a Prato il prestigioso Collegio Cicognani; giovanissimo, esordì con la raccolta di poesie "Primo vere" (1879), ben accolta dalla critica: finito il liceo giunse perciò a Roma preceduto da una certa notorietà negli ambienti culturali.

Grazie a Edoardo Scarfoglio frequentò il mondo del giornalismo e fece vita di società, collaborando a varie testate (dal "Fanfulla della Domenica" alla "Cronaca bizantina", alla "Tribuna"). Come cronista mondano fu molto apprezzato dal pubblico, e la sua popolarità crebbe ulteriormente quando venne pubblicato il secondo libro di poesie, "Canto novo" (1882), che arricchiva il linguaggio carducciano, già utilizzato per la raccolta d'esordio, di una solare e corporea vitalità, sempre sorretta da un registro alto.
Nel 1883 apparve "Intermezzo di rime" (rivisto, ampliato e rititolato semplicemente Intermezzo nel 1894), attorno al quale si accese una polemica giornalistica per i temi trattati, giudicati scandalosi. Un sensualismo e un erotismo di chiara impronta decadente, che accosta figure squisite a immagini deformi e corrotte, pervade anche la raccolta "Isaotta Guttadauro" e altre poesie (1886; divisa nel 1890 in L'isotteo e La Chimera), mentre con le "Elegie romane" (1892) D'Annunzio si riaccostò ai modelli classicisti di Carducci.

Del 1893 è il "Poema paradisiaco", che mostra toni ulteriormente smorzati e, con una più decisa apertura alle moderne esperienze europee, accoglie le suggestioni del simbolismo. Intanto D'Annunzio aveva dato avvio alla produzione in prosa. I racconti di questo periodo vennero pubblicati in seguito con il titolo "Novelle della Pescara" (1902), un libro in cui il verismo è sapientemente mescolato a una sensibilità decadente.
Nel 1889 fu pubblicato il romanzo "Il piacere": protagonista ne è Andrea Sperelli, un giovane aristocratico che ama l'eleganza e l'arte. D'Annunzio cercò di trasferire il suo gusto estetizzante anche nella vita, coltivando l'eleganza e indulgendo al gesto clamoroso. Si sposò molto giovane, dopo una fuga d'amore, ed ebbe una vita sentimentale intensissima, costellata di numerose amanti. Adorava circondarsi di raffinate opere d'arte e conduceva una vita dispendiosa che lo portò a indebitarsi.

Proprio per sfuggire ai debiti si trasferì nel 1891 a Napoli, dove rimase fino al 1894 mantenendosi soprattutto grazie alla collaborazione con il quotidiano della città, "Il Mattino". Con i due romanzi "Giovanni Episcopo" (1891) e "L'Innocente" (1892; da quest'opera il regista Luchino Visconti trasse un film nel 1976) D'Annunzio diede di nuovo prova di saper assorbire e rielaborare con straordinaria rapidità i più vari modelli espressivi. Qui è evidente l'influenza di Tolstoj e di Dostoevskij, mentre nelle "Vergini delle rocce" (1895) il riferimento ideologico è al filosofo Friedrich Nietzsche, anche se in D'Annunzio la figura del superuomo mantenne una forte componente estetizzante.

Le raccolte poetiche maggiori sono del 1903: con i primi tre libri (Maia, Elettra, Alcione) delle "Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi" si sarebbero misurati i poeti italiani delle successive generazioni. Soprattutto nel primo libro D'Annunzio, recuperando il mito greco, si autocelebra "poeta vate", eroe superomistico della rinascita dell'umanità, mentre con Alcione (la grafia del titolo venne poi modificata in Alcyone), al quale appartengono le famosissime liriche "La sera fiesolana" e "La pioggia nel pineto", viene ripreso il tema, già preannunciato nel "Canto novo", dell'immedesimazione panica del poeta con la natura. Dal 1898 visse a Settignano (Firenze) nella villa La Capponcina, vicina alla residenza di un'ennesima donna amata, la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe un'intensa relazione rispecchiata senza molto pudore nel romanzo "Il Fuoco" (1900).

La vicinanza della Duse fece sì che D'Annunzio intensificasse l'attività teatrale: durante la loro relazione scrisse nel 1899 "La città morta" e "La Gioconda", ma il meglio del suo teatro è costituito dalle tragedie "Francesca da Rimini" (1902), "La figlia di Jorio" (1904) e "La fiaccola sotto il moggio" (1905). I creditori riuscirono a sequestrargli la villa e gli arredi, e per questo nel 1910 D'Annunzio emigrò in volontario esilio in Francia, dove continuò a scrivere. Visse a Parigi quattro anni.
Sin dalla fine dell'Ottocento cominciò a registrare appunti e ricordi, costituendo così la base per le prose raccolte nelle "Faville del maglio" (1924-25), la prima delle quali fu stampata sul "Corriere della Sera" nel 1911. In esse si esprime una vena memorialistica che culminerà nel "Notturno" (ultimato nel 1921), opera di uno scrittore non più "magnifico" ma ripiegato su se stesso, alla quale sarebbero seguite, nel 1935, le Cento e cento pagine del libro segreto.

Tornato in Italia nel 1915, tenne altisonanti e violenti discorsi a favore dell'intervento in guerra (raccolti in Per la più grande Italia, 1915) e si impegnò personalmente in ardite azioni belliche. Dal 1921 alla morte visse sul lago di Garda, a villa Cargnacco, trasformata progressivamente nel Vittoriale, una sorta di monumento a se stesso e a futura memoria: il luogo più elevato del parco ospita infatti il mausoleo che lo scrittore fece edificare per farvi riporre le proprie spoglie. In Italia venne realizzata un'imponente edizione nazionale delle sue opere (42 volumi) e nel 1937 D'Annunzio, già famoso anche all'estero, fu nominato presidente dell'Accademia d'Italia. Nell'opera di D'Annunzio la vita dell'autore e la letteratura non solo si rispecchiano, ma l'esistenza privata diventa spettacolo per il pubblico, attirando sul poeta un interesse mai raggiunto da nessun autore italiano precedente e contemporaneo.

In questo modo si spiega l'apparente paradosso per cui lo scrittore più popolare del tempo fu un artista aristocratico ed esclusivista. Un artista "inimitabile" anche grazie a gesta clamorose e avventurose come la Beffa di Buccari (incursione di MAS nella baia di Buccari, nel corso della quale D'Annunzio lanciò bottiglie che contenevano messaggi di scherno) e l'impresa di Fiume.  Del resto, la modernità della sua sensibilità è provata da altri fatti: non solo D'Annunzio fu tra i primi a interessarsi di cinema, ma molti si rivolsero a lui per battezzare prodotti commerciali (la penna Aurora o il liquore Aurum), grandi magazzini (la Rinascente) o per trovare un efficace pseudonimo alla scrittrice Liala, fatti che denotano una precoce sensibilità "pubblicitaria".

Benedetto Croce

Benedetto Croce - Università Popolare di Milano®

Sempre tra i protagonisti del movimento delle Università Popolari Italiane vi è:

Benedetto Croce nasce il 25 Febbraio 1866 da Pasquale Croce e Luisa Sipari nel palazzo dei Sipari a Pescasseroli.
Nel 1875 entra nel collegio napoletano detto della "Carità". Ancora studente liceale ascolta le lezioni di logica tenute da Bertrando Spaventa, cugino del padre, all'Università di Napoli. Comincia a rivelarsi la sua inclinazione per gli studi eruditi e letterari. Mentre si trova in vacanza con i genitori e la sorella a Casamicciola, nell'isola di Ischia, il 28 luglio 1883 è colpito dal terremoto, in cui perderà i suoi familiari.
Rimane imprigionato nelle macerie per molte ore, rimanendo gravemente ferito.

Si trasferisce a Roma col fratello Alfonso in casa di Silvio Spaventa, cugino del padre, che diventerà il loro tutore. Vive per due anni a Roma, iscrivendosi alla facoltà di giurisprudenza dell'Università "La Sapienza", che lascerà poco dopo. Nel 1884 comincia a seguire le lezioni di filosofia morale tenute da Antonio Labriola alla Sapienza. Nel 1886 si trasferisce a Napoli, dal 1887 al 1892 compie numerosi viaggi di istruzione (Germania, Austria, Francia, Olanda, Spagna, Portogallo), svolge inoltre le prime ricerche sulla rivoluzione napoletana del 1799, sui teatri di Napoli e sul Seicento italiano. Dal 1892 si dedica a studi sulla Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza. Inoltre egli sviluppa un profondo interesse per l'opera di Francesco De Sanctis, di cui si farà anche editore.

Nel 1893 pubblica la memoria La storia ridotta sotto il concetto generale dell'arte, negli anni successivi, oltre a continuare a dedicarsi alla letteratura, intraprende lo studio dell'economia e della teoria marxista, a cui dedicherà diversi saggi, riuniti nel volume Materialismo storico ed economia marxista (1900). Nel 1899 conosce Karl Vossler con cui instaurerà un lungo rapporto epistolare; pubblica negli Atti dell'Accademia Pontaniana le Tesi fondamentali di un'estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale, in cui vengono delineate le prime riflessioni estetiche che saranno meglio definite nell'Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale, pubblicata nel 1902, che costituisce il primo volume della Filosofia dello Spirito.

Negli ultimi anni del secolo inizia la lunga e travagliata amicizia con Giovanni Gentile, con cui collaborerà ed instaurerà uno scambio intellettuale tra i più importanti per la sua formazione filosofica. Nel 1901 conosce l'editore Giovanni Laterza e diviene inoltre Commissario per l'Istruzione pubblica nella gestione commissariale del Comune di Napoli. Nel novembre dell'anno successivo fonda "La Critica, rivista di storia, letteratura e filosofia" che uscirà nel suo primo numero nel gennaio del 1903.
Nel 1905 escono, sempre negli Atti dell'Accademia Pontaniana, i Lineamenti di una logica come scienza del concetto puro. Nel 1906 l'editore Laterza comincia a pubblicare la rivista "La Critica" (stampata finora da Croce a sue spese), accanto alla quale Croce fa vivere tre collane, sempre edite da Laterza: "Biblioteca di cultura moderna" (1902), "Classici della filosofia moderna" (1906), "Scrittori d'Italia" (1910). Nello stesso anno vede la luce il saggio Ciò che vivo e ciò che è morto nella filosofia di Hegel. Nel 1907 esce la sua traduzione dell'Enciclopedia delle scienze filosofiche di Hegel.

Negli Atti dell'Accademia Pontaniana pubblica la Riduzione della filosofia del diritto alla filosofia dell'economia. Nel 1908 viene pubblicata la nuova e riveduta edizione dell'Estetica. Croce partecipa inoltre al Terzo Congresso di Filosofia tenendo una relazione intitolata Il carattere lirico dell'intuizione artistica. Nel 1909 vedono la luce altri due volumi della Filosofia dello Spirito: la Logica come scienza del concetto puro, che riprende e sviluppa le concezioni dei Lineamenti del 1905, e la Filosofia della Pratica - Economica ed Etica.

Nel 1910 entra a far parte del Senato del Regno. Negli anni successivi vedono la luce: La Filosofia di G.B. Vico (1910); Problemi di Estetica (1911), Breviario d'Estetica (1913). Nel 1913 Croce decide di rendere pubblico su "La Voce", col titolo Una discussione tra filosofi amici, il dibattito con Gentile; in esso si mostra il crescente dissenso con il filosofo siciliano. Nel 1914 si sposa con Adele Rossi, dal matrimonio nasceranno: Giulio, morto prematuramente, Elena, Alda, Lidia, Silvia. Nelle dispute fra "neutralisti" ed "interventisti" riguardo alla partecipazione dell'Italia alla Prima Guerra Mondiale si schiera con i primi.

Nel 1915 esce la versione tedesca del quarto volume della Filosofia dello Spirito: Teoria e storia della storiografia, che verrà pubblicato in italiano nel 1917. Nello stesso anno pubblica il Contributo alla critica di me stesso. Nel 1920, anno in cui pubblica Ariosto, Shakespeare e Corbeille, diviene Ministro della Pubblica Istruzione nel quinto ed ultimo ministero Giolitti, carica che ricoprirà fino all'anno successivo. Tra il 1921 ed il 1922 vedono la luce diversi scritti tra cui: Storia della storiografia nel secolo decimonono, Poesia e non poesia, La poesia di Dante.

Dopo un'iniziale adesione al fascismo, credendo che fosse "un impeto disordinato ma generoso di rinnovamento dell'Italia", rifiuta di assumere cariche pubbliche nel primo gabinetto Mussolini. Nel 1924 dopo il delitto Matteotti rompe i suoi rapporti con il Partito Fascista ed aderisce al Partito Liberale italiano che tiene il proprio congresso a Livorno. Nell'aprile del 1925 dopo l'instaurazione della piena dittatura con il colpo di Stato del 3 Gennaio, esce un Manifesto degli intellettuali fascisti, a cui Croce risponde, su proposta di Giovanni Amendola, con il Manifesto degli intellettuali antifascisti, che esce nel "Mondo" e in altri giornali. Cessa il suo rapporto d'amicizia con Gentile, che aderisce pienamente al Fascismo. Sempre nello stesso anno esce la Storia del regno di Napoli.

Il 1° Novembre 1926 subisce una spedizione punitiva fascista nella sua casa napoletana. Nello stesso anno viene radiato da tutte le Accademie governative d'Italia. In questi anni il filosofo napoletano compie diversi viaggi all'estero, stringendo rapporti personali con Thomas Mann e Albert Einstein; continua inoltre, con la collaborazione di Adolfo Omodeo e Guido De Ruggiero, una metodica battaglia antifascista nelle pagine della "Critica". Strinse anche amicizia con Giovanni Gentile, anch'egli impegnato nella critica del marxismo, il quale divenne il suo principale collaboratore nella rivista "La Critica", da lui fondata nel 1902 per propugnare la rinascita dell'idealismo.

Tale rivista, con i suoi articoli di filosofia, storia e critica letteraria, avrebbe esercitato un'influenza determinante sulla vita culturale e politica italiana sino al 1943. In contatto con le figure più rappresentative della cultura europea, Croce svolse la sua attività fuori dall' università attraverso questa rivista e i suoi scritti, mantenendo un distacco critico verso la figura del filosofo professionale dedito alla speculazione pura.
Nel 1902 Croce pubblicò l'opera che gli avrebbe dato vasto successo anche presso un pubblico non strettamente interessato ai problemi filosofici: L'estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale . Essa costituisce il primo volume di quella che fu chiamata da Croce " Filosofia dello spirito"; gli altri volumi sono: Logica come scienza del concetto puro (1909), Filosofia della pratica.

Economia ed etica (1909) e Teoria e storia della storiografia (1917). Nel 1906 per sua iniziativa prese avvio presso Laterza, l'editore dei suoi scritti, la "Collezione di classici della filosofia moderna", il cui primo volume è l' Enciclopedia della scienze filosofiche di Hegel, tradotta da Croce stesso; in quello stesso anno pubblicò il saggio Ciò che è vivo e ciò che è morto della filosofia di Hegel. Mantenne dapprima un atteggiamento di cautela, vedendo nel fascismo stesso una " reazione giovanile patriottica ", che si sarebbe spenta presto consentendo la restaurazione di uno Stato liberale rafforzato, ma dopo il delitto Matteotti, nel 1924, assunse una netta posizione antifascista in difesa della libertà, rompendo definitivamente i rapporti di amicizia con Giovanni Gentile, il quale invece aderì al movimento fascista che lo portò alle stelle.

Nel 1925, in risposta a un "Manifesto degli intellettuali fascisti", scritto da Gentile, contrappose un altro manifesto, sottoscritto da vari intellettuali antifascisti, nel quale denunciava il ricorso alla violenza e la soppressione della libertà di stampa da parte del regime. Croce fu polo di riferimento per quanti si opposero al regime fascista. Dopo la liberazione fu ministro nei governi. Nel 1928 esce la Storia d'Italia dal 1871 al 1915 che scatena una dura reazione fascista. L'anno successivo, oltre ad essere pubblicata la Storia dell'età barocca in Italia, tiene un discorso in Senato contro il disegno di legge relativo al Concordato con la Santa Sede.

Negli anni successivi vedono la luce: Etica e Politica (1931), Nuovi Saggi sulla letteratura italiana del Seicento (1931), Storia d'Europa nel secolo decimonono (1932), Poesia popolare e poesia d'arte (1933), Ultimi saggi (1935), La poesia (1936), La storia come pensiero e come azione (1938), Il carattere della filosofia moderna (1941), Poesia antica e moderna (1941), Pagine sparse (1943). Nel Gennaio del 1944 si reca a Bari per partecipare al congresso dei comitati di liberazione. Nell'aprile dello stesso anno entra a far parte del secondo governo Badoglio come ministro senza portafoglio; dopo la liberazione di Roma entra nel governo Bonomi sempre come ministro senza portafoglio, dimettendosi il 27 Luglio. Il 4 Giugno legge al teatro Bellini di Napoli il discorso col quale viene chiuso il I congresso del ricostituito partito liberale. Nel settembre '45 entra a far parte della Consulta. Pubblica Discorsi di varia filosofia (2 voll.) e Poeti del pieno e tardo Rinascimento.

Il 31 Marzo 1946 sottoscrive, nell'imminenza delle elezioni per la Costituente, con Orlando, Nitti e Bonomi il manifesto dell'"Unione democratica nazionale". Escono Pensiero politico e politica attuale. Nel biennio '46-'47 partecipa alle sedute dell'Assemblea Costituente. Il 16 Febbraio 1947 inaugura a Palazzo Filomarino l'Istituto Italiano per gli Studi Storici. Nel 1948 diviene senatore della prima legislatura. Negli ultimi anni della sua vita si dedica incessantemente allo studio, pubblica: Filosofia e Storiografia (1949), La letteratura italiana del Settecento (1948), Letture di poeti e riflessioni sulla teoria e la critica della poesia (1950), Storiografia e idealità morale (1950), Poeti e scrittori del pieno e tardo Rinascimento (1952), Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici (1952). Il mattino del 20 novembre 1952 si spegne nella sua casa a Napoli.

Approfondimento

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La primaria letteratura italiana per il movimento Popolare

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STORIA DELL'UNIVERSITA' POPOLARE DEGLI STUDI DI MILANO

 Il movimento delle Universita' Popolari, si e' sviluppato e diffuso, soprattutto nel primo decennio del XX secolo, ma gia' nella prima meta' del XIX secolo, nascono in Danimarca e Svezia mentre in Inghilterra sorgono alla fine dello stesso secolo.
 
A Milano nel 1900 nasce la prima Università Popolare e successivamente l'università popolare di Mantova si trasferisce a Milano denominandosi Università popolare di Milano. L'edizione della Università popolare di Mantova "Università popolare di Milano" diventa una nuova fonte di cultura e volgarizzazione scientifica in Milano. Nascono poi in Milano altre università Popolari, quella Milanese e la proletaria Università di Milano.
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